I vini Franz Haas e il tappo a vite

I vini Franz Haas e il tappo a vite

Stappare una bottiglia di buon vino ha la sua ritualità: con dovizia e abilità si “cava” il tappo di sughero, e poi lui, il tappo, viene avvicinato al naso e subodorato. Si versa un goccio di liquido nel calice, lo si miscela facendolo vorticare e via di olfatto ad afferrare ogni sentore: se “sa di tappo”, si butta via e si passa ad un’altra bottiglia.

Ma che succede se il tappo non è di sughero bensì a vite?

Si è vero, addio cavatappi e addio ritualità… Una rinuncia che molti non riescono ad accettare; per non parlare del fatto che nell’immagine collettiva il tappo a vite è associato a poca qualità. Lo pensavo anch’io, ma la verità è che, se è ancora difficile non guardare con sospetto una bottiglia priva del tradizionale sughero “nel collo”, quando il tappo è a vite diremo anche addio al vino adulterato ed eviteremo di doverlo buttare.

Di certo ognuno di voi ricorda o immagina la delusione mista a rabbia quando, stappando una bottiglia “preziosa”, lo sgradevole odore di tappo ci dice che il vino è imbevibile… Ecco, i produttori di eccellenza non vogliono deludere chi ama i loro vini e non vogliono che tutto il lavoro e l’amore di mesi e anni finiscano nel lavandino per colpa di un tappo!

Lo stupore ha colto anche me quando, in visita da Franz Hass, ho visto “svitare” una bottiglia di Gewürztraminer e ho poi scoperto che il tappo a vite è una scelta su cui sempre più Haas punta… Ebbene sì, alcuni dei vini Franz Haas  hanno solo e solamente il tappo a vite. Una scelta difficile, forse quasi in controdentenza, ma una scelta oculata, perché per Haas la qualità è obiettivo primario e ha cercato e avuto tante conferme prima di decidere di “gettarsi alle spalle” il vecchio tradizionale tappo di sughero (non per tutti vini però eh!).

Le prove di utilizzo del tappo a vite iniziarono addirittura nel 1973, per terminare con la cosiddetta “prova del nove”: uno stesso vino imbottigliato sia con tappo di sughero che con tappo a vite. Trascorso il tempo necessario di riposo, il vino è stato fatto assaggiare a 60 professionisti: in un calice il vino con tappo di sughero, in un secondo calice il vino con tappo a vite. Il risultato ha visto 59 persone su 60 preferire il secondo: più morbido, più fresco e giovane…

Il tappo a vite e la qualità del vino

Probabilmente non esistono più i buoni tappi di sughero di una volta: il sughero influenza il vino, ne modifica le caratteristiche, lo adultera e a volte lo rende non bevibile…

La soluzione è il tappo a vite, parola di Franz Haas: “il tappo a vite garantisce che il vino mantenga al massimo le sue caratteristiche di qualità, per la quale tutti noi abbiamo lavorato per un’annata intera e non sopportiamo che il vino venga influenzato dal sughero. E’ se per anni si è sempre sentito dire che il sughero respira e che il vino ha bisogno di questo ossigeno per vivere nella bottiglia, questa è una leggenda metropolitana. Il buon tappo sughero non dovrebbe lasciare traspirare l’aria perché l’ossigeno di cui un vino ha bisogno glielo si deve dare durante la sua crescita, prima dell’imbottigliamento”.

E sì, avete ragione, è vero che non è così elegante e romantico aprire una bottiglia svitando il tappo, ma forse è solo questione di abitudine, ed è ancora una volta Haas a rassicurarci: “se la bottiglia viene messa sul tavolo di servizio e si usa un tovagliolo per “svitarla”, si fa assaggiare il vino e poi lo si serve ai commensali, posso assicurarvi che quasi nessuno rimarrà turbato dalla chiusura diversa, alcuni non si accorgono nemmeno; è successo anche a casa nostra con diversi clienti. Le prime volte quasi mi vergognavo, ora inizia pure a piacermi, anche perché alla fine quello che si beve è il contenuto della bottiglia, e berlo senza che sappia di tappo, è una gran bella cosa, soprattutto quando spendi determinate cifre per una bottiglia di vino!”.

 

Io ho degustato a “casa Haas” il mio preferito Gewürztraminer, talmente buono che chi se ne importa del tappo!

E mentre mi lasciavo cullare dalle sensazioni olfattive e gustative, dopo la lunga visita alla cantina, ho chiesto a Manfred Micheletti di raccontarmi una storia: LA STORIA, appunto, di FRANZ HAAS E IL TAPPO A VITE!

 

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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