Masseria Costa: profumo di tradizione nel silenzio della campagna salentina

Nel silenzio della campagna salentina si nascondono alcuni dei tesori di questa terra; il profumo lo respiri già da lontano, quello fatto di storia e cultura, misto agli aromi inconfondibili delle tradizioni culinarie. Uno di questi tesori è la Masseria Costa, perché i capolavori di cui parlo sono proprio le masserie, insiemi di edifici rurali dove un tempo i “massari” (contadini) vivevano e avevano cura degli animali… tutto attorno campagna e campi!

Quelli che attorniano e dove “si nasconde” preziosa l’antica Masseria Costa sono i campi e le campagne di Corigliano d’Otranto (LE), che lei “abita” sin dal lontano XVIII secolo, poi ampliata e completata fino a come oggi la ritroviamo, perfettamente recuperata e adibita ad agriturismo e ristorante.

Non riuscirete a non stupirvi guardandovi intorno e alzando gli occhi: volte a botte e coperture in cannizzi e coppi, volte a stella di pietra leccese e lei, la pietra ovunque attorno, calda ed accogliente.

Sentirete proprio quel profumo di antico, respirerete la cultura contadina salentina in tutta la sua essenza, quella storia e tradizione che lo stesso nome della masseria richiama, perché Costa era il nome del vecchio proprietario e la zona in cui l’edificio si trova è detta “Lu Costa”.

Di recente riapertura, Masseria Costa mescola a quei profumi anche quello di pulito e poi, meravigliosi, gli aromi della cucina salentina, perché qui i piatti tipici vanno per la maggiore, accompagnati però da proposte più moderne e innovative. E così semplice e sofisticato riempiono di sapori cuore e corpo dei clienti, in una delle sale dove l’atmosfera è delicatamente elegante e tutto intorno regna la pace della campagna.

Le sale sono più di una sì, perché ogni angolo della masseria è stato apparecchiato per essere respirato e vissuto.

Potrete trovare al vostro fianco un’antica mangiatoia, o ammirare un vecchio camino, e ancora affiancare una stretta e fiabesca scala in pietra che pare portare a qualche angolo misterioso, oppure sedervi accarezzati dal vento serale all’esterno, dove il silenzio della natura è ancor più pronto a rigenerare i vostri spiriti.

Gli alloggi dell’agriturismo mantengono la stessa atmosfera, ma qua voglio solo saziarvi della squisita “saporosità” di ciò che in tavola potete trovare. Perché il colore e il carattere arrivano a sorridervi già dal cestino del pane, dove spicca rosea la luccia, con cipolla, olive nere e pomodori, seguito dalle immancabili nella tradizione: le pittule, palline di pasta lievitata e fritta, insaporite con fiore di zucca, pomodoro, olive e capperi.

L’attesa del primo piatto è dolcemente accompagnata dallo strudel di verdure, che stuzzica il palato a tutto ciò che dopo vi attende: classici puri della tradizione o piatti rivisitati a vostra scelta. I maccheroni con pesto di menta, gamberi e olive nere hanno un sapore deciso, dove il sapido si stempera per poi tornare vivace ed essere addolcito dal pesce.

Un sorso di vino locale (non svelo nulla ma anche qui i giovani gestori sapranno stupirvi) e sarete pronti per un buon piatto di pesce: una spigola su crema di cavolfiore con carpaccio di zucchine e mandorle, adornate con arguzia con germogli di ravanelli, che con il loro tono leggermente piccante donano al piatto un carattere mordente; oppure uno sgombro in olio cottura con salsa alla pumpuneddhra e cipolle in agrodolce.

E per sapere cosa è la pumpuneddhra dovete sono andare in Salento ad assaggiarla: una specie di cocomero non maturato, un’esplosione di freschezza in bocca. E il pasto potete concluderlo proprio in sua compagnia, con un sorbetto figlio delle mani di Roberto Donno della pasticceria Dolce Arte di Cutrofiano, altro tesoro della terra salentina che mi è entrato nel cuore!

Masseria Costa il pane

 

Masseria Costa
Via Delle Vigne sn, Corigliano d’Otranto, LE 73022
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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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