Metti una sera a cena a casa Cracco in Galleria…

Carlo Cracco Galleria Milano

In un’epoca in cui il mondo degli chef è, nel bene e nel male, costantemente sotto i riflettori, lui è sicuramente il più chiacchierato del momento. Fiumi di parole (citazione non voluta!), prima e dopo l’apertura del suo nuovo ristorante in Galleria: il faraonico progetto, come tutti lo hanno definito.

Ma le parole si fanno dire e scrivere con gran facilità. Il menu pubblicato ovunque, con tanto di prezzi, definiti ovviamente “stellari” (il menu degustazione non è poi così monetariamente astronomico), esattamente come “galattico” è l’affitto annuo che dovrà sostenere per la location “esagerata” (manco dovessimo pagarlo noi!); e non è nemmeno mancato il noto giornalista di turno che ha trasformato lo chef in un’alta testimonianza contro il populismo e il “poveraccismo” (cit.).

La verità è che mentre le pagine si riempivano di gossip e cattiverie sulla sua vita lavorativa e privata e andava in onda il suo finto funerale (pover’uomo gli mancava pure questa!), lui correva davvero “veloceeeee” (ironia della sorte per chi rode di indivia), realizzando un sogno che chissà da quanto inseguiva.

Carlo Cracco menu Galleria

Ora, resettate la mente da tutto quello che avete letto, scritto, detto o pensato e venite con me, a casa di Carlo Cracco in Galleria.

Perché se è vero che tutti hanno scritto di menu e prezzi e pubblicato decine di foto dando la possibilità ai lettori di vedere e chiacchierare la location, nessuno ha messo sul piatto (mai eufemismo fu più azzeccato!) la cosa più importante, le emozioni: quelle di Carlo Cracco e quelle che prova chi entra nel suo ristorante, grazie a lui e alla sua alta cucina, e sì, anche grazie ai tanto osannati lusso e stucchi. Perché un pranzo o una cena da lui, proprio lì, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, è semplicemente un’esperienza sublime! Ma per saperlo, bisogna bussare alla porta del suo sogno realizzato ed entrare!

Carlo Cracco ristorante
Foto Lapresse – Matteo Corner

E’ qua che ha inizio l’emozione, quando varchi quella porta e ti lasci i curiosi alle spalle (c’è sempre un più o meno piccolo nugolo di persone che cerca di sbirciare oltre i vetri e scatta selfie); perché sì, le foto le hai già viste, ma trovarsi vis a vis con il bancone parigino dell’800 e il pavimento in mosaico è un’altra cosa. Ambiente caldo ed accogliente; la nobile eleganza fa da padrona e, mentre ti guardi intorno, le porte di un ascensore in stile si aprono; entri, accompagnata da un sorridente gentil-giovane: destinazione il ristorante al primo piano. Pochi secondi e le porte si riaprono; poggi i piedi sul legno della saletta di accoglienza ed è subito magia: le pareti di corolle floreali dipinte a mano ti avvolgono in un caldo e rilassante benvenuto e quell’arco da cui intravedi le sale apparecchiate pare dirti “ti aspettavo“…  Non sai se sederi sul morbido divano verde ad ammirare il gioco di luci e ampiezze creato dai grandi specchi, oppure andare subito oltre e scoprire, curiosa come una bambina, cosa ti aspetta…

Finalmente, quasi estasiata, ti siedi al tavolo e sì, facile dire che siamo nel cuore di Milano e il gioco è praticamente fatto. No! Qua tutto è semplicemente perfetto. Le ampie finestre sembrano quadri dove è dipinto l’Ottagono della Galleria e ancora gli specchi anticati moltiplicano le prospettive. La luce soffusa delle applique ti porta quasi a sussurrare per non rovinare l’intima atmosfera; la moquette ocra e marrone e i piatti di Fontana attaccati ai muri che abbracciano le porte bianche e antiche… tutto insieme ti infonde la meraviglia di Alice, quella che non sai se sogni o sei desta…

L’emozione è l’attesa di immergerti con tutti i sensi nell’esperienza culinaria dei piatti cucinati dallo chef, ma non ti aspetti che al tavolo arrivi proprio lui, Carlo Cracco.

Lo guardi tra la sorpresa e la delizia (suvvia non possiamo negare che sia un bell’uomo!), mentre lui ti saluta, scosta le tende perché tu possa ammirare meglio la Galleria dall’alto di quella meravigliosa posizione e poi inizia a raccontarti i piatti della carta…

L emozione è vedere i suoi piccoli occhi sorridenti e brillanti di quella luce che si chiama “amore per ciò che fai”.

L’emozione è ascoltare la sua voce calma e premurosa e poi sentirlo ridere a una battuta.

L’emozione è chiederti stupita: “ma dov’è la star chef?”.

L’emozione è rilassarti e sentirti a tuo agio quasi come a casa di un amico.

Benvenuti a casa di Carlo Cracco, un uomo orgoglioso di aver portato a termine un grande progetto, un uomo innamorato di quel un progetto, che condivide con i suoi ospiti, in questi spazi disegnati e costruiti con cura, donando loro la sua arte innata, quella della cucina.

E qua non si discute. Quando l’uovo marinato, perfettamente sferico e profumato al tartufo occhieggia dal piatto e quando poi lo rompi e il caldo liquido giallo inonda il piatto come fuoriuscito da un cratere, è il tripudio dei sensi… che poi si moltiplica ad ogni portata a seguire…

L’emozione, questa volta tutta e solo mia, è stato avere la fortuna di poter vedere Carlo nella sua cucina, e riconoscere la sua di emozione, mista alla gelosia per quello che è il suo unico e vero regno, la voglia di lasciare che almeno quell’angolo resti privato, perché è solo lì che lui esprime davvero tutto se stesso. Ed è lì che è davvero una star chef!

Vasco cantava “Le stelle stanno in cielo e i sogni non lo so“; io ora so che quelli di Cracco sono tutti lì, in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

 

Francesca Orlando

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

2 Comments

  1. Da quando hanno iniziato a fargli guerra, mi è diventato simpatico.
    L’antipatico saccente del personaggio cucitogli ad arte per motivi televisivi di audience, si è stemperato. Ed ora mi sta simpatico. Che sia bravo, beh lo dicono tutti, quindi lo sarà, comunque imbarcarsi in Galleria denota il coraggio di un sogno. Non si tratta solo di soldi. Ci vuole entusiasmo e coraggio e sotto questo aspetto, anche se conta poco, gli faccio i complimenti. Bravo. Farò un investimento (non sono solito andare su tale alta gamma di ristorante) ed andrò almeno una volta a trovarlo: vale sempre la pena di conoscere persone speciali. Magari ne esce una cena memorabile.

    1. Lo sarà. Io ho inaspettatamente incontrato una persona e non un personaggio. Un uomo dolce, dal sorriso sincero, che ama ciò che fa. Ho visto passione e impegno. Una volta nella vita vale la pena l’esperienza: la location è sublime, il cibo ottimo. Un posto e un’esperienza speciali davvero!

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