Una dolce storia centenaria.
Un paese situato tra il mito della Ninfa Etna e il mare Ionio che custodisce in sé il destino di Galatea e il suo amore. È qui che inizia la storia della Pasticceria Russo, delubro delle più antiche tradizioni dolciarie della Sicilia orientale. Ed è qui che Anna, Salvatore e Concetta si sono fatti custodi di un lontano passato, di una storia che ha avuto inizio grazie a nonno Lucio e che nel tempo si è trasformato in un presente che porta i loro nomi.
Esiste un luogo nella memoria in cui i profumi, testimoni di una natura che danza lungo le stagioni, e le differenze generazionali si rimescolano come figli e genitori di una tradizione secolare che ha portato con sé note di mandorla d’Avola e mosto cotto fatto in casa, miele di zagara e cannella. E se è vero che il tempo spesso porta a dimenticare ciò che è stato, esiste sempre, fortunatamente, l’eccezione alla regola che, in questo caso, ci conduce nel comune di Santa Venerina.

Una decisione azzeccata: da apprendista a titolare di una pasticceria.
Lucio Russo era figlio di ebanisti ed egli stesso ne fu garzone in paese, ma pare che per sé avesse in mente altri progetti. Appena diciannovenne decise infatti di partire per Catania dove, vicino Piazza Duomo, forse al Baglio Tricomi, apprese l’arte dolciaria. La sua permanenza non fu lunga e una volta rientrato a Santa Venerina volle aprire un laboratorio tutto suo.
Era il 1880 quando Lucio inaugurò la sua pasticceria sulla via principale del paese, in un locale raccolto e semplice ma dentro al quale ancora oggi lo sguardo viene rapito dal maestoso mobile in stile Liberty, risalente al Settecento, color carta da zucchero, che egli stesso acquistò da una farmacia in chiusura ad Acireale e che riadattò magistralmente facendone un sipario tra il suo laboratorio e il brusio ingolosito di chi arrivava a regalarsi un momento di zucchero e chiacchiera.
Oggi il locale risulta ampliato e arredato con sedie e tavoli di legno risalenti in una sala agli anni Quaranta, mentre in un’altra i tavoli di ghisa e marmo sono degli inizi del Novecento.
Dettaglio dell’arredo di sala Insegna Pasticceria Gli interni
Da ritiro estivo e crocevia di viticoltori, Santa Venerina diventa culla di leccornie tradizionali grazie alla Pasticceria Russo.
La fortuna della Pasticceria Russo si intreccia con la ricchezza dei proprietari terrieri di Zafferana, Acireale e Giarre, che erano soliti trascorrere i mesi estivi nelle loro campagne, come anche il periodo della vendemmia, poiché i terreni adiacenti a Santa Venerina erano floridi e generosi di vigneti.
Uno in particolare, chiamato u Feu (Il Feudo), sovrastava il paese e contava 360mila viti. La sua vendemmia durava oltre un mese e la manodopera chiamata al lavoro proveniva da tutto il versante orientale dell’isola.
Agli inizi del Novecento le distillerie in zona erano tredici ed alcune esportavano il brandy al nord Italia per noti marchi quali Vecchia Romagna e Stock. Ed è tra queste vie percorse da nobili e lavoratori che il ricordo di Lucio Russo vive ancora oggi nei gesti appresi e perpetuati dai nipoti, come il tirare artigianalmente la cialda del cannolo o macinare manualmente la cannella comperata esclusivamente a stecche. Esistono memorie impalpabili di un carosello ormai muto e senza colori ma che raccontava riti legati alla sacralità di una vita semplice di paese.
Ad ogni festa un dolce, un dolce ad ogni ricorrenza.
Il Venerdì Santo era dedicato alla tradizionale preparazione delle pasquali cuddure ccu l’ova, ovverodolci tipici siciliani che prevedono una base di frolla sulla quale vengono attaccate (murari in dialetto) uova sode col guscio e infine decorate con zuccherini colorati. Le donne del paese accorrevano, ognuna con le proprie, presso la Pasticceria Russo dove il nonno Lucio le apostrofava: “V’a purtastivu a truscia? (avete portato il fagotto?)”.
Era anche il tempo in cui la bomboniera per gli invitati a matrimoni o riti sacri era costituita da una guantiera di dolcetti e pastine secche; quando a esser battezzato era il figlio di una nobile casata al signor Lucio venivano commissionati inoltre tre biscotti più grandi da regalare rispettivamente al padrino, al prete e alla levatrice.
Solitamente si trattava dei biscotti con la liffia (una copertura a base di cioccolato). Le specialità della Pasticceria Russo seguivano il flusso delle stagioni e nel periodo autunnale prendevano vita preparazioni a base di mosto cotto come i mustazzoli e la mostarda che veniva prodotta facendo ridurre il mosto non fermentato nel quale si aggiungeva cenere di sarmenti (tralci delle viti); mentre a novembre la ricorrenza dei Morti richiamava la coloratissima frutta martorana dipinta a mano e le ossa di morto, biscotti a forma di osso che in cottura si separano creando una parte bianca friabile e una più scura durissima.

In occasione del Natale non potevano mancare il torrone e il bucellato a base di pasta frolla farcita con frutta secca, canditi, cioccolato e fichi. Un posto in prima fila l’avevano poi, all’epoca come adesso, le paste di mandorla classiche ma anche quelle aromatizzate al pistacchio, limone, arancio e mandarino, e i cannoli con la ricotta di pecora.
La famiglia Russo e il rispetto per i sapori naturali che conquistarono anche Dalla e Battiato.
Tra la pasticceria secca si trovano ancora i biscotti al sesamo che Lucio Dalla acquistava quando nella sua proprietà di Milo era solito accogliere ospiti. All’arrivo dell’estate invece alcune preparazioni venivano sospese, sapendo che il caldo avrebbe irrancidito gli olii naturali della frutta secca e così il profumo delle mandorle d’Avola, delle nocciole di Linguaglossa, dei pistacchi di Bronte e della giggiulena (sesamo) lasciavano spazio ad altre ricette in attesa dei nuovi raccolti.
Arrivava dunque il tempo di mettere dei tavolini fuori dal piccolo locale per comunicare al paese che erano pronte le granite a base di frutta fresca, rigorosamente proveniente da agricoltori della zona. La bella stagione portava con sé anche un’altra specialità che ad oggi diviene sempre più rara, U Scumuni o Schiumone: un gelato di cioccolato servito a pezzi, accoppiato a un semifreddo allo zabajone prodotto con uova di galline ruspanti. Ne fu grande estimatore Franco Battiato prima di diventare vegano.

Fedeltà verso sé stessi e il proprio territorio: la formula di un successo lungo un secolo e mezzo.
Negli anni la produzione è stata incrementata con prodotti nati anche dall’esigenza del non sprecare: è il caso della Tortina Paradiso, marchio registrato, arricchita da canditi che nel 1948 Giuseppe Russo, figlio di Lucio, inventò allo scopo di non buttare i tuorli avanzati dalla preparazione delle paste di mandorla.
Quel che oggi viene rivendicato a gran voce dal settore gastronomico, con un sentimento quasi di trasgressione rispetto all’omologazione del gusto e delle materie prime da parte di fornitori, è stato da sempre per i fratelli Russo un imperativo da non tradire e che lungo i 145 anni di storia li ha consacrati artigiani dei profumi e dei sapori fedeli non solo alle stagioni, ma anche a un territorio che si esprime attraverso la collaborazione con piccole aziende divenute non solo un punto fermo per l’attività, ma anche un ingrediente essenziale.
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