Pinot Bianco: nasce la rete del Collio

Sette famiglie unite per proteggere, tutelare e promuovere il Pinot Bianco.

IL COLLIO E IL PINOT BIANCO.

Pendii delicatamente scoscesi ammantati di viti. Qua le vigne entrano nei boschi e i boschi escono nei vigneti. Questo è il Collio. E il Pinot Bianco appartiene a queste colline.

Le colline del Collio

Il Pinot Bianco vive qui, nella sua verde beatitudine.

È accompagnato dal bianco dei sassi e dall’azzurro del cielo, ma è il verde il colore del Pinot; che poi certo, nel calice vira all’oro… Però è dal verde e dalle sue mille sfumature di queste colline che nasce. E del verde assorbe profumi, sentori, retrogusti e sfaccettature di colorazione.

Sì. Il Pinot Bianco appartiene alle colline del Collio, che per un po’, forse gelose, lo hanno nascosto al grande mondo. Ma ora torna (o inizia) a vivere, forte più che mai. E lo fa grazie all’amore, al legame emotivo, di sette famiglie che in questo vino hanno deciso di scommettere.

LA RETE DEL PINOT BIANCO.

Il vento del Collio ama giocare coi capelli dei vitigni. Accarezza le sue foglie, accompagnando il calore del sole e facendosi complice del terreno, che alterna arenaria e marna.

Sole, calcare, potassio e fosforo diventano un connubio perfetto e unico: il miglior humus per una viticoltura peculiare ed esclusiva.

Poco meno di duemila ettari (ed ecco la gelosia delle colline) che danno vita a vini straordinari e caratteristici. E tra questi vini c’è il Pinot Bianco.

Il Pinot Bianco, nella sua eleganza tipica ed esclusiva, esiste nel Collio da oltre 150 anni.

Non è un vino “ultra conosciuto” nel mondo, quello del Collio, perché qui, rappresenta soltanto il 4% della produzione.

Ma è un vino che, più di altri, racconta il suo terroir d’adozione.

Ed è proprio questa storia che sette vignaioli hanno deciso di rendere nota.

Lo fanno attraverso calici colmi del loro vino, ma, soprattutto, mettendosi insieme in una rete.

Così è nata la Rete del Pinot Bianco nel Collio: una piccola grande associazione per promuovere un grande vino, prezioso per lo scopo di mantenere viva la storia di un luogo che si racconta attraverso calici colmi di passione e sacrificio.

I SETTE PROMOTORI DEL PINOT BIANCO.

Magici come il numero che simboleggia l’Universo, sono sette i promotori del vino che già si fa strada nella notorietà come “l’Oro del Collio”, il Pinot Bianco.

Sette virtuosi (sì, come le virtù teologali) che si chiamano:

Presentati ufficialmente in una conferenza stampa il 30 giugno 2021, a fare da “padrino” niente meno che lui, Marco Felluga, portavoce di un’importante dinastia di viticoltori.

“Dopo la tragedia del Tocai (storia di un nome rubato, ndr) – ha detto – il Pinot Bianco sarà il nostro vino”.

Marco Felluga

È da un’idea di Marco, infatti, che la rete è nata: “Ho pensato che sarebbe stato bello fare un gruppo per rendere noto questo vino nel mondo. Dobbiamo ringraziare Dio, che ci ha donato questo paradiso che è il Collio. Uno dei suoi frutti è il Pinot Bianco e c’era bisogno di un’associazione per questo grande vino”.

Non poteva mancare, tra i primi aderenti all’idea, Venica & Venica, che della sua terra natia ha sempre fatto un vanto, e che sulla squadra territoriale ha sempre creduto.

E allora eccola Ornella Lauzzana Venica, la cui idea poetica del verde ho “rubato” per trarre ispirazione e incipit a questo articolo.

Ornella Venica

“Questo vino – ha dichiarato in occasione della conferenza – può diventare il simbolo di questa terra: l’oro del Collio con le sue mille sfumature verdi. Il Collio ha bisogno di raccontarsi. E ricordiamo che quando ci sono delle famiglie a narrarsi, allora il racconto diventa storia. La famiglia, e con lei il vino che nasce, è il bene più prezioso che abbiamo”.

UN PROGETTO PER LE NUOVE GENERAZIONI.

“Noi siamo i padri e le madri – ha continuato Ornella Venica -, ma saranno i giovani, i nostri figli, a fare la differenza e a portare avanti questo progetto. Il Pinot Bianco deve essere popolare e chi più dei giovani ha la forza di fare in modo che questa popolarità cresca…”.

Ed è così, con le nuove generazioni sedute al tavolo, che i sette protagonisti della rete del Pinot hanno riempito i calici.

I SETTE PINOT BIANCO.

Un colore che vira dal giallo paglierino al brillante, intenso e dorato. Naso fresco e minerale, oppure ampio e complesso. Qua e là appaiono note floreali e fruttate… e profumi intensi e inattesi.

Ogni Pinot ti sorprende, ogni Pinot è peculiare. E tutti insieme diventano persistenti a lasciare il segno, nero su bianco, sapido e salmastro, di questo vino che sta per riscrivere una parte di storia, fosse anche piccola, ma di certo incisiva.

IL PINOT BIANCO DI LIVON.

La percezione del legno è delicata, perché questo vino non fa barrique.

Anche la mineralità prende il sopravvento, ma è delicatamente avvolta dalle note di gelso e dai sentori fruttati.

Al naso è ricco e maturo, ma la freschezza la fa da padrona.

Il verde? Il profumo di erba tagliata che domina naso e palato.

IL PINOT BIANCO DI TOROS.

Gesso. E mineralità.

Ma in bocca gli agrumi prendono le sembianze del lime (ed ecco subito il verde della sua buccia!), a rendere vivace il palato.

E poi c’è quella salsedine che lo rende di facile abbinamento!

IL PINOT BIANCO DI PASCOLO.

A tenere vivace e fresco questo vino è l’aspro.

È rotondo, pieno, con una grassezza equilibrata.

Il verde? Mandorle acerbe!

IL PINOT BIANCO DI RUSSIZ.

Lungo e vivace questo Pinot!

E stavolta il verde è dato dal rosmarino e dalla menta.

Fresco e avvolgente.

IL PINOT BIANCO DI SPESSA.

Qua la mineralità la fa da padrona e il legno del barrique (seppur 10%) ti abbraccia.

Le sotto note sono di certo tropicali ma la verde salvia balsamica è colei che domina i sensi!

IL PINOT BIANCO DI SCHIOPPETTO.

Strutturato e consistente.

Persiste a lungo coi suoi profumi di agrumi maturi e fiori bianchi.

Ma non manca il verde: le spezie, tante, e le mandorle acerbe…

IL PINOT BIANCO DI VENICA.

Qua la musica suona note tutte tropicali: mango, banana…

Si chiama Talis, come il tarassaco. E allora eccolo, l’Oro del Collio.

Ma il verde c’è… ed è quell’amaricante che rimane, persistente, in bocca!

PINOT BIANCO E GREEN FUTURE.

Il verde del Pinot profuma di Green Future: un patrimonio che diventa realtà quotidiana, la tradizione che si fa futuro, il territorio e l’ambiente al centro dell’attenzione.

La rete del Pinot Bianco nel Collio ha appena iniziato a muovere i suoi passi, e noi restiamo in attesa dei prossimi. Indiscrezione la promozione dei sette Pinot che avverrà attraverso un contenitore unico che però preserverà l’identità di ogni produttore. Perché, come diceva qualcuno,

“le identità sono ancoraggi saldi e irrinunciabili, ma non devono diventare trappole per catturare e dividere”.

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

1 Comment

  1. Conosco da 20 anni il Pinot bianco di Franco Toros e lo considero una chicca della mia cantina, sempre una bottiglia in frigo per me è gli amici ! Bravissimi per l’iniziativa.

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