Chinatown: una Via della Seta moderna nel cuore di Milano

Il ruggente capoluogo lombardo ha visto sorgere e tramontare infinite proposte culinarie. Eppure, in una lingua di asfalto, incastonata in Via Paolo Sarpi, c’è la sorprendente Via della Seta moderna, un connubio tra tradizione e nuovo che continua a crescere e prosperare: Chinatown.

Esplorate.

Milano, è la city that never slips. Da sempre tabernacolo dei modaioli e baricentro di insegne internazionali, si aggrappa ai nuovi trend mondiali riscrivendo all’infinito i confini fisici e culturali della città. Eppure, incastonata come un marquise di giada all’angolo tra Luigi Canonica e Paolo Sarpi, Chinatown resiste al tempo e alle mode cittadine.

Una Via della Seta anacronistica che gioca a Mahjong con i luccicanti grattacieli milanesi. La zona è pedonale e preclude il passaggio alle auto disturbata di tanto solo dai camioncini sgomitanti. Da fuori, i banchi di turisti la guardano con sospetto disinteressandosi ad una pietra tanto preziosa.

uno scorcio di Via Paolo Sarpi a Milano
Via Paolo Sarpi, foto Canva

Osservate.

Chinatown: un discordante backgammon di insegne gialle e blu, bianche e arancio. Gli avventori si spostano come pedine da un ristorante a un bar, ad un piccolo supermercato. Non si raggruppano per età ma si mescolano curiosi e attenti in una tavola da gioco di lastricato. L’obiettivo è soddisfare la propria curiosità attirati dalle proposte che forse la prossima volta avranno ceduto il posto ad una cantina con cucina o una gelateria.

In Paolo Sarpi si srotolano per un chilometro chioschi di gyoza e dim sum, pasticcerie tradizionali con deliziose torte al matcha e i cocktail bar strizzano l’occhio ai più famosi cugini londinesi. I ristoranti, uno dopo l’altro hanno abbattuto e fagocitato i pallidi e anonimi negozi di abbigliamento alla naftalina. Un domino gastronomico che intimidisce il turista e incuriosisce il viaggiatore.

Ravioli alla piastra colorati
Ravioli alla piastra (ph: Serena Sparagna)

Assaggiate.

Qui i piatti più tradizionali si stratificano con la cultura lombarda in un processo di sedimentazione culinaria lento ma che ha favorito una nuova transizione di culture. Un esempio da manuale è la Ravioleria Sarpi: un incastro di cultura italiana ed orientaleggiante cresciuta sotto l’egida imprenditoriale della famiglia Zhou.

Nel 2015 rilevano la macelleria Sirtori, l’italianissima insegna con cui già negli anni precedenti aveva instaurato una fiorente collaborazione gastronomica. Il resto è storia e ravioli espressi chiusi a mano in vetrina. Non dire cucina cinese se non dici frattaglie. Immancabili, le interiora. Quelle autentiche sono da Collo d’Anatra. Una rosticceria dove imperano aromi speziati, dal gusto potente e per coraggiosi esploratori del gusto. Nel menu, solo pezzi d’anatra al chilo, dal collo alle ali, passando per le zampe. Tutto rigorosamente freddo.

Ma non mancano noodle, bao, supermercati etnici e l’imperversante bubble tea in una versione più sincera (e senza fila!) di quelle proposte nel pressi del Duomo.

cibo di strada a Chinatown via Sarpi Milano
foto Canva
bicchiere di bubble tea
Bubble tea – foto Canva

Imparate.

Via Paolo Sarpi gioca la sua partita a dama con il divenire milanese che sembra non essere mai sazio di avanguardie. Inghiotte, mastica e sputa il bisogno di integrarsi e al contempo si mescola con il mondo che avanza. I giovani sfoggiando un perfetto accento lombardo servendo i bao. Poche vetrine più avanti, le loro nonne con un cenno di diniego lasciano intuire che no, non parlano italiano. Un esercizio di umiltà per tutti, che spinge a misurarsi con la voglia di scoperta.

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Dopo la laurea in Mediazione linguistica e culturale a Torino, Serena ha vissuto e viaggiato tra Stati Uniti, Russia, Inghilterra e Taiwan. La passione e la curiosità per il cibo la hanno spinta ad avvicinarsi all'enogastronomia. Per lei il cibo, in tutte le sue declinazioni, è da sempre il miglior narratore del vissuto di un luogo e delle persone e merita di essere raccontato.

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