La pizza è senza dubbio un vessillo di italianità, declinata e interpretata in mille modi (spesso anche malamente). Esportata, idolatrata e perfino fraintesa, ha visto chiudere i battenti a Domino’s Pizza sul nostro suolo natio in un batter d’occhio. Perché, diciamolo chiaramente, va bene tutto, ma mai insozzare il buon nome della pizza. Si tratta di un retaggio italiano e, cascasse il mondo, per gli italiani tale deve restare. Abituarci all’ ’ananas è stato già un grande passo avanti.
In questo eterno pendolo tra “qui si è sempre fatto così” e “proviamo a vedere cosa si ottiene di nuovo”, ho deciso di dedicarmi alla sperimentazione approcciandomi in modo scientifico, tralasciando le questioni sentimentali.
Sappiamo tutti che in coppia con la birra la pizza, rappresenta un comfort food intramontabile. Così come ci rassicura il modo di mangiarla. A ciascuno il proprio: chi divora tutto insieme, e chi lascia i cornicioni per dopo. Quindi, ho deciso di spingermi oltre. Oltre il gourmet, oltre i menu degustazione guidati, oltre i social che la trasformano da cibo di strada in street food: esiste qualcosa da abbinare alla pizza che non sia birra o bevande gassate?

La serata di pizza- sperimentazione.
Cosa possono fare i weekend, il freddo e febbraio. Un tranquillo venerdì sera a casa si è trasformato in un laboratorio del gusto. Una pizza margherita divisa in otto spicchi, altrettante bottiglie di vino e qualche altra variazione alcolica sul tema.
Chianti Classico Riserva DOCG 2020– Tenuta di Arceno.
Un calice di Chianti Classico Riserva DOCG di Tenuta di Arceno e una pizza Margherita sono come quei matrimoni che funzionano senza troppi fronzoli: un po’ imperfetti, ma carichi di chimica. Il cedro e il lampone del vino si presentano al pomodoro con fare galante, mentre un sussurro di vaniglia flirta spudoratamente con la mozzarella. Al primo sorso, fragole mature e un vago accenno di liquore di ciliegia rendono il boccone un’esperienza quasi romantica, ma è l’acidità tagliente a mantenere l’ordine nel caos. Il lungo finale con note di tè nero e arancia? Un tocco teatrale che ti fa desiderare un bis. Se non è amore questo…
Matteo Correggia – Roero Arneis DOCG 2023.
Il Roero Arneis 2023 di Matteo Correggia sembra nato per la pizza Margherita: un incontro perfetto, tipo il basilico e il San Marzano. Con le sue note di pesca bianca e lime, il vino s’insinua tra mozzarella e basilico come se volesse mediare una pace eterna. L’acidità, affilata come una katana, taglia la dolcezza del pomodoro senza pietà, mentre la mineralità si diverte a rinfrescare il palato. Il corpo medio non fa mai il prepotente, anzi: è il cavalier servente che si mette in disparte per far brillare la regina Margherita. Pura poesia da venerdì sera.
Mattaglio – Cantina della Volta.
Il Mattaglio di Cantina della Volta è quel tipo di abbinamento che all’inizio ti lascia perplesso e poi ti conquista come un colpo di fulmine. La vivacità delle bollicine e l’acidità tagliente si prendono cura del pomodoro con la delicatezza di un massaggiatore esperto, mentre i sentori di lampone e fragolina di bosco fanno la corte alla mozzarella con la classe di un gentiluomo d’altri tempi. La sapidità e il finale minerale puliscono tutto come il miglior detersivo per piatti gourmet. Risultato? Una combinazione che sa di tradizione, ma con un tocco rock.
Gin Kyoto Miyako Distillery Gin.
Chi l’avrebbe mai detto che un Gin Tonic con il Kyoto Miyako Distillery Gin potesse essere il colpo di scena della serata? Con il suo yuzu e i fiori di ciliegio, questo gin è un poeta giapponese che recita haiku alla pizza Margherita. Le note agrumate si infilano tra basilico e pomodoro come un samurai elegante, mentre la frizzantezza del tonico gioca con la mozzarella come un gatto con il gomitolo. E per chi vuole dare il colpo di grazia all’estetica, basta una guarnizione di yuzu o limone: la classe non è acqua, ma tonica.
Grappa Giovane di Moscato.
La Grappa Giovane di Moscato è l’outsider della serata, quella che arriva in ritardo e si fa notare subito. Fresca, giovane e con una dolcezza che sa di festa, flirta col pomodoro in un tango di acidità e zuccheri che sorprende. Poi entra in scena il calore alcolico, un abbraccio deciso che si lega alla cremosità della mozzarella come una coppia a una balera. Se vuoi un twist più sofisticato, è da provare la versione Malvasia o Traminer: è come mettere il vestito buono per uscire, ma con la stessa anima ribelle. Perché la pizza, si sa, è solo l’inizio del divertimento.
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