Mozzarella di mandorle: non chiamatela alternativa!

Il Team di Dreamfarm con la mozzarella di mandorle

Immaginate un emigrante campano, con una forte malinconia di casa, che si trova a leggere di “mozzarella di mandorle”; per lui che le mozzarelle sono un culto, un tabu, un’istituzione.

Immaginate poi questo emigrante che, spinto dalla curiosità, decide di compiere l’insano gesto di assaggiarla, su di una pizza margherita poi, un sacrilegio!

Bene, oggi quell’emigrante, che per la cronaca sono io, è qui a dirvi che James Russell Lowell aveva ragione a dire che solo i morti e gli stupidi non cambiano idea.

La mozzarella di mandorle di Dreamfarm.

La sfida, tutta italiana, della startup parmense Dreamfarm non si ferma alla proposta di una mozzarella di mandorle.

La loro è una vera e propria missione: lanciare formaggi a base vegetale realizzati in modo differente rispetto ai prodotti che circolano sul mercato. Niente amidi modificati e nemmeno olio di cocco, i cui acidi grassi sono dannosi per la salute.

Anni di studio hanno portato così al lancio dei primi due prodotti: una mozzarella vegetale (la mozzarella di mandorle che ho assaggiato, appunto) e uno spalmabile realizzati con:

  • pasta di mandorle fermentate (secondo un brevetto per il quale è stata chiesta la registrazione europea),
  • psillio (Plantago ovata),
  • avena,
  • agar-agar (un gelificante naturale),
  • sale,
  • acqua,
  • fermenti lattici.
Mozzarella di Mandorle
La mozzarella di mandorle di Dreamfarm – crediti foto Dreamfarm

Arancione sostenibilità.

In un futuro sempre più colorato dalle attenzioni – soprattutto delle nuove generazioni – verso la sostenibilità alimentare, l’arancione di Dreamfarm cattura sicuramente l’attenzione. Non solo per la tonalità sgargiante, ma anche per il “guanto di sfida” che, con la sua mozzarella di mandorle ma non solo, lancia alla cultura italiana.

Nata due anni fa grazie all’intuito di Mattia Sandei, tecnologo alimentare, e Maddalena Zanoni, con un passato da country manager in Belgio, Dreamfarm vede oggi aggiunto al team, nel ruolo di amministratore delegato, Giovanni Menozzi, “vecchia” conoscenza del panorama delle startup del mondo food con Nutribees, healthy food delivery.

Il mercato dei prodotti vegetali.

“Dopo due anni di ricerca e sviluppo costanti siamo entrati sul mercato con un’alternativa alla mozzarella e una allo spalmabile. Sul mercato, quella dei formaggi vegetali era, ed è tutt’ora, una categoria poco sviluppata rispetto, ad esempio, ai sostitutivi della carne, in cui tutti stanno investendo con buone risposte da parte dei consumatori”.

Parte da questa premessa Giovanni Menozzi per raccontarci la favola concreta che sta diventando Dreamfarm, e continua così:

“Alcune aziende proponevano già qualche prodotto alternativo al mondo caseario che, a fronte di un gusto accettabile, peccavano in valori nutrizionali come anche nella scelta e nel numero degli ingredienti.

Tra le decine di ingredienti di cui sono composti i prodotti a base vegetale, sono immancabili olio di cocco e amidi, che portano ad ottenere alternative meno sane delle mozzarelle di latte vaccino”.

Caprese vegana con mozzarella Dreamfarm
Caprese vegana – crediti foto Dreamfarm

Forse solo pensare di voler “sfidare” un mostro sacro della cultura italiana come la mozzarella fa paura. Eppure, Dreamfarm ha inseguito il sogno e, frutto della lavorazione di sole mandorle, appositamente scelte per una questione di impatto ambientale, la crema spalmabile e la mozzarella di mandorle si fanno baluardo di sostenibilità e “mediterraneità”.

Non solo i valori di emissioni di CO2 legati alla produzione di mandorle sono immensamente più bassi rispetto a quelli dei bovini da latte, ma le mandorle scelte sono esclusivamente Made in Italy, e per l’esattezza coltivate in Sicilia, nella Val di Noto.

Tradotto, la scelta di queste mandorle è un no deciso verso le coltivazioni intensive della California. Dulcis in fundo, la scelta di un packaging sostenibile e riciclabile.

Dreamfarm, pazzia e coscienza al servizio del palato.

Con la sua alternativa plant based ai formaggi Dreamfarm va ad arricchire un panorama spesso additato, erroneamente, ad uso esclusivo di chi segue un’alimentazione vegana.

“Sicuramente in un percorso del genere un briciolo di pazzia serve- ci spiega Giovanni ma io tengo sempre a sottolineare che nella nostra azienda nessuno è strettamente vegetariano o vegano.

Siamo semplicemente delle persone a cui piace variare la dieta con la consapevolezza che assumere più proteine vegetali può sicuramente portare dei benefici alla salute del consumatore.

Crediamo che per poter sensibilizzare il consumatore, esso debba essere stimolato da prodotti allettanti dal punto di vista non solo nutrizionale ma anche del gusto in sé. Non rientriamo nella categoria che vuole scontrarsi col settore tradizionale, vogliamo semplicemente offrire una valida alternativa per chi, anche saltuariamente, vuole variare la sua alimentazione.”

Una valida alternativa?

Ma ad oggi, con tutto ciò che il mercato ha da offrire, si può davvero parlare solo di valide alternative?

Questo è l’errore più grave che si possa commettere. Perché, avvicinandosi a prodotti plant based, definirli “alternativa” significa relegarli a una posizione “punitiva” che non rende il giusto valore né ai prodotti stessi né ai produttori.

Perché fermarsi al sentimento, che spesso nasce spontaneo, di paura quando ci avviciniamo a qualcosa di “diverso”, “fuori dagli schemi”?

Nel caso di Dreamfarm, e non solo, parliamo infatti di prodotti che hanno alle spalle anni di studio e ricerca, centinaia di tentativi e altrettanti fallimenti per arrivare a un’offerta salutare e gustosa. Per questo, io credo che la mozzarella di mandorle e gli altri prodotti vegetali non meritino di essere considerati solo un’alternativa vegetale bensì vadano visti come prodotti in sé.

formaggio veg fatto con gli anacardi
formaggio veg fatto con gli anacardi – foto Canva

“Sdoganare il prodotto e avvicinarlo ai consumatori è il passo più importante per realtà come la nostra – racconta Giovanni Menozzi -. Per farlo stiamo seguendo la strada delle collaborazioni, rivelatasi fino ad ora vincente.

La margherita vegana di Pizzium viene servita con la nostra mozzarella unendo così il “male” della mozzarella vegana con il “bene” della pizza.

Noi di Dreamfarm vediamo l’Horeca come una vetrina, un volano di marketing per arrivare nella grande distribuzione quando saremo pronti a gestire i volumi e le consegne.

Nel frattempo però ci stiamo affidando a piccole realtà in modo da seguire al meglio tutte le fasi di crescita del nostro brand, fino ad avere una macchia arancione, la nostra, in ogni frigo”.

Il futuro, fra voglia e consapevolezza.

Entrata nel mercato europeo, in Germania e Belgio e in forte espansione in Italia, Dreamfarm si scontra con piccoli contrattempi logistici tipici di una startup.

“Grazie a Maddalena, e al suo passato all’estero, stiamo lentamente entrando in Belgio e Germania dove ci si interfaccia con un pubblico culturalmente abituato all’acquisto dei prodotti plant based, ma è in Italia e nel suo mercato che investiamo le nostre speranze. Siamo a Sala Baganza, nel cuore della food valley parmense e vogliamo dimostrare, prima di tutto a noi stessi che anche dove c’è una tradizione radicata si può innovare.”

Settata la produzione e stabilito il ritmo ideale per la loro realtà, Mattia Sandei ha già previsto di rientrare nel suo magico antro ad elaborare nuovi prodotti per andare oltre la mozzarella di mandorle e ampliare la produzione, passando per facilità di connessione alla ricotta plant based fino a prodotti più articolati.

Dreamfarm è una società Benefit, che cura in maniera maniacale tutti i dettagli dei suoi prodotti: dalla scelta degli ingredienti al packaging.

L’anima di questa startup sono dei ragazzi che hanno creduto ed investito nei propri sogni. Ragazzi con una ideologia e dei valori ben chiari.

L’emigrante campano riflette: mentre ci accingiamo a mordere qualcosa che ci spaventa, come una mozzarella di mandorle, se guardassimo i prodotti solo per quel che sono e non per quel che sembrano, tutto sarebbe molto più facile, sostenibile e sereno.

Perché se è vero che ogni forma d’amore è amore, allora forse ogni mozzarella è da considerarsi tale.

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Laureato in Scienze Gastronomiche Mediterranee a Napoli, la storia d'amore di Antonio con il cibo e la cucina parte da molto lontano, quando da bambino inizia ad alimentare la vena culinaria. Coronato il sogno del "doppiopetto bianco" grazie alla formazione alberghiera, ha lavorato come aiuto cuoco in diversi ristoranti del salernitano. Coltiva sapientemente ogni passione, dalla cinematografia alla musica passando per la letteratura e la scrittura.

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