Il Negroni sbagliato

Se siete amanti dei cocktail e della movida milanese, ma soprattutto se siete amanti dei cocktail, non potete assolutamente mancare una capatina al Bar Basso, lo storico bar che ha inventato e introdotto il Negroni sbagliato.

In verità non è solo per il Negroni sbagliato che questo locale in via Plinio a Milano, in zona Buenos Aires, merita una visita, ma sarà lui, il Negroni, a guidarci in questo viaggio.

La storia del Negroni.

Correvano i primi anni del Novecento in quel di Firenze, dove un giovane ragazzo di bottega di nome Fosco Scarselli lavorava in una drogheria in via de’ Tornabuoni: il Casoni.

Giorno dopo giorno osservava stupito un avventore, nobile cosmopolita, che puntuale sedeva al bancone del Casoni dopo aver parcheggiato una delle prime e rare auto che circolavano in città.

Lo vedeva ingollare un drink dopo l’altro e ad ogni drink chiedeva sempre fosse aggiunta una fetta di arancia, anche in quelli che solitamente venivano serviti con le scorzette di limone.

Nonostante la numerosità di bibite alcoliche ingerite, non perdeva mai la lucidità, elegantissimo nel suo abito di sartoria e il cappello a cilindro.

Il nobile altri non era che il famigerato conte Camillo Luigi Manfredo Maria Negroni, uomo di mondo che aveva vissuto a Londra, nel Wyoming e a New York e che non nascondeva la sua approfondita conoscenza delle miscelazioni tipiche dei cocktail anglosassoni.

Un giorno il conte, di ritorno da New York, raccontò a Scarselli di essere stato ammaliato da un drink prima di allora mai assaggiato, l’Americano, e di voler portare a Firenze un cocktail all’americana.

Fu così che, dall’intuizione del conte Camillo e dalle sapienti mani di Fosco Scarselli, nacque una versione “rinforzata” dell’Americano, con il gin al posto della soda: il Negroni.

Correva l’anno 1919.

Foto: Canva

Che sia storia o leggenda (e un po’ di rivisitazione in chiave fiction della sottoscritta), quel che è certo è che il Negroni deve il suo nome e la sua nascita al conte Camillo: un cocktail a base di gin, campari e vermouth rosso.

L’altra cosa certa è che il segreto per un Negroni perfetto, come ricetta originaria vuole, è la regola di 1/3, 1/3, 1/3, ovvero 3 cl di vermouth rosso, 3 cl di gin e 3 cl di bitter Campari.

E ovviamente una fetta di arancia, firma del conte!

Da Firenze la fama del Negroni corse in fretta da una città all’altra dell’Italia tanto da diventare il cocktail sinonimo del Made in Italy, quasi al pari dell’Old Fashioned. E nella corsa alla fama non mancarono le variazioni sul tema.

Tra i twist più celebri ci sono

  • il Negrosky, con la vodka al posto del gin,
  • il Tegroni, dove la tequila arriva a fare da protagonista,
  • o il Cardinale, nato all’Hotel Excelsior a Roma nel 1950: 45 ml London Dry Gin, 25 ml Vermouth Extra Dry, 30 ml Campari Bitter.
Tequila Sunrise
Tequila Sunrise – ph. Cava

E poi c’è lui: il Negroni sbagliato!

Il Bar Basso e il Negroni sbagliato.

Aperto nel 1933 da Giuseppe Basso, il Bar Basso era originariamente un’osteria nei pressi di Porta Vigentina.

La sua riapertura nell’attuale sede di via Plinio risale invece al 1947, poi acquistata nel 1967 dai barman veneziani Renato Hausamann e Mirko Stocchetto.

Due nomi noti all’ambiente, ex volti dei banconi dell’Hotel Monaco e poi dell’Harry’s Bar a Venezia.

In una serata affollata nel 1972 Stocchetto versò erroneamente dello spumante brut al posto del gin in quello che doveva essere un classico Negroni.

Fu così che nacque il Negroni sbagliato, che differisce dal classico Negroni amaro fiorentino appunto per la presenza di spumante brut e l’assenza di gin. Un drink più leggero, ma soprattutto un marchio registrato dal Bar Basso.

Non viene meno la regola del 1/3, 1/3, 1/3 e dunque ecco presto detta la ricetta:

  • 3 cl di spumante brut
  • 3 cl di vermouth rosso
  • 3 cl di Campari
  • Fetta di arancia.

Una storia fatta non solo di drink.

Gli interni del Bar Basso a Milano
Foto: Francesca Orlando

Il Bar Basso è uno dei rari locali in cui ancora oggi è viva e sentita la tradizione e lo charme dei grandi bar internazionali.

Un bar per chi sa riconoscere e apprezzare un drink preparato e servito comme il faut.

Luogo di culto per sofisticati bevitori, fu il primo bar a introdurre un rito diffuso dell’aperitivo a Milano: se prima i cocktail potevano essere consumati solo negli esclusivi lounge di hotel di lusso internazionali, dal 1947 iniziarono ad essere shakerati con cura anche in questo storico bar di quartiere.

Così si racconta sulle pagine ufficiali il Bar Basso, negli anni frequentato da musicisti come Pino Presti e Roberto Cacciapaglia, ritrovo di artisti e designer.

Arredato da numerosi pezzi di design, la lista di cocktail che propone è oggi superiore a 500.

Non mancano i drink classici, come il Manhattan, il White Lady, Il Bloody Mary e il Margarita; ma molti sono di invenzione propria, come, per l’appunto, l’amatissimo Negroni Sbagliato®.

Un consiglio?

Ordinatelo nella sua versione storica, ovvero servito nel “leggendario bicchierone”!

Il Negroni sbagliato del Bar Basso a Milano servito nel bicchierone
Foto: Francesca Orlando

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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