Tra cocktail creativi, vini dealcolati e nuove abitudini sociali, il fenomeno NOLOW conquista anche il mondo della ristorazione.
Non è più solo una moda da salutisti o una rinuncia obbligata per chi deve guidare: oggi dire “no” o “poco” all’alcol è una scelta che profuma di consapevolezza, di nuove abitudini e, soprattutto, di gusto. Benvenuti nel mondo del NOLOW, la tendenza globale che sta riscrivendo le regole del bere e conquistando sempre più spazio anche nei menu dei ristoranti e nei cocktail bar più creativi.
NOLOW è l’acronimo che racchiude due grandi famiglie: le bevande No Alcohol (0.0%) e le Low Alcohol, con gradazioni alcoliche contenute (in genere sotto il 3,5%).
Un mondo variegato e sorprendentemente ricco: si va dai vini dealcolati agli spirits botanici, dalle birre artigianali “light” fino ai mocktail di alta mixology, dove tecnica, aromi e storytelling rendono l’esperienza sensoriale tutt’altro che sacrificata.
Ma come nasce il trend NOLOW?
Complice un cambiamento culturale più ampio, che vede un ritorno all’equilibrio, all’attenzione per il benessere psicofisico e alla ricerca di esperienze autentiche, il NOLOW ha saputo imporsi anche grazie alla qualità crescente dei prodotti. Oggi non si tratta più di simulare un vino o un gin, ma di creare qualcosa di nuovo, con dignità e carattere propri.
E la ristorazione non resta a guardare.
Sempre più chef e sommelier propongono abbinamenti NOLOW a piatti gourmet, percorsi degustazione con pairing a gradazione zero, cocktail analcolici con infusi, fermentazioni e spezie che raccontano una storia.
Il messaggio è chiaro: bere poco, o per nulla, non è più un limite, ma una scelta che può essere sorprendente, curiosa E coinvolgente.

Il boom di fiere ed eventi NOLOW.
A confermare il fermento che anima il settore, negli ultimi anni sono nate fiere ed eventi internazionali interamente dedicati al NOLOW, come il Low2NoBev a Londra o il World Alcohol-Free Awards.
Anche in Italia si sta muovendo qualcosa: Vinitaly 2025 ospiterà una sezione specifica dedicata ai vini dealcolati, e realtà come il Roma Bar Show hanno iniziato a dedicare spazi sempre più ampi al tema. Occasioni preziose per produttori, ristoratori e bartender per aggiornarsi, scoprire nuove tendenze e, perché no, assaggiare in anteprima ciò che finirà nei calici della prossima stagione.
Il panorama inizia a farsi interessante: brand come Vintense Italia, che propone spumanti 0.0%, o realtà come Winelivery, che ha lanciato una linea di cocktail analcolici ready to drink, sono solo alcuni esempi di un’offerta sempre più curata.
Anche le birre low-alcohol artigianali firmate da microbirrifici come Baladin, Mukkeller o Birra dell’Eremo dimostrano che si può brindare con gusto, anche con pochi gradi.
Certo, ci sono ancora sfide da affrontare: il pregiudizio che “senza alcol non è la stessa cosa”, la reperibilità dei prodotti più interessanti, la formazione del personale. Ma la direzione è tracciata.
In un mondo che cambia, anche il calice si rinnova, brindando con qualche grado in meno, ma con molti aromi in più.
© Riproduzione riservata