Birra Cifra: quando la birra dà i numeri

Il team di Birra Cifra

Cosa succede quando una donna inglese con la birra che “le scorre nelle vene” e che culla la tradizione familiare incontra un gruppo di ingegneri con la stessa passione per il luppolo? Nasce la prima linea di birra artigianale che ti aiuta a deCIFRAre il tuo gusto: nasce Birra Cifra.

Da Homebrewer a Cifra: l’inizio della storia.

“Io e questo signore, – dice Adriana Erra Webster indicando il suo compagno Domenico – eravamo homebrewer. Lui poi è diventato ufficialmente mastro birraio, con un corso di studi e tutti gli esami possibili e immaginabili

Gli homebrewer sono una categoria umana a parte, quelli che non escono la domenica per fare la birra, quelli che devono per forza immaginare la loro esistenza intorno alla birra. Dedicarci anima e corpo alla nostra produzione casalinga era un buon modo, anzi il migliore per noi, per passare interi fine settimana”.

Inizia da qui il racconto di Adriana, co-founder di Birra Cifra insieme a Domenico di Caro, mastro birraio, e Antonio Caputo, che invece si dedica al settore commerciale e comunicativo di Cifra.

Un sogno nato fra le cattedre universitarie di Fisciano, una sfida in cui fin da subito Domenico ha creduto spronando anzi Adriana, che si sentiva “molto più vicina alla morte che al poter realizzare un progetto del genere in Italia”.

“La storia parallela a quella del birrificio – continua Adriana- è sicuramente quella delle ricette, che provengono dalla tradizione della mia famiglia. Sono figlie delle nostre azioni da homebrewer con dei chiari rimandi alla tradizione anglosassone, in quanto nella mia famiglia si era fatta birra in passato.

Birra Cifra nasce però soprattutto grazie all’insistenza di Mimmo, appassionato bevitore, brewer ma soprattutto un ingegnere capace di trasformare una produzione casalinga in un impianto da 100 litri, provando però a mantenere quel sentore di “fatto in casa” che infondo è l’anima popolare della birra”.

Impianto di produzione di Cifra
Impianto di produzione Cifra

L’intuizione di Birra Cifra: i numeri per raccontare la verità dietro una birra.

Tre numeri che guidano il consumatore prima di iniziare a degustare la sua pinta.

Il nome Cifra e tutti i nomi delle birre, infatti, nascono dal background ingegneristico di Domenico e, con la combinazione di tre cifre, raccontano al consumatore cosa sta per bere.

“Nel mondo della birra artigianale – spiega Domenico – esistono decine e decine di stili e molti non sono conosciuti. L’idea era di aiutare il consumatore a decifrare la birra capendo cosa sta per bere.

Tenuto conto che fra gli estimatori della birra artigianale c’è chi ama maggiormente il dolce del malto e chi invece preferisce l’amaro donato dal luppolo, abbiamo pensato di chiamare le birre con la combinazione di numeri.

Una combinazione figlia di tre parametri che possono avere da 1 a 9 punti. Il primo numero indica il corpo, rimandando al residuo zuccherino, il secondo l’amaro e il terzo la gradazione alcolica.

Con questo stratagemma il consumatore sa già che scegliendo una 567 a discapito di una 344 sta per bere una birra più complessa e viceversa”.

Ecco l’intuizione di Birra Cifra: un semplice artifizio che incuriosisce e facilita l’avvicinamento al mondo brassicolo, che da sempre in Italia è in secondo piano rispetto al vino.

“Le persone sono incuriosite – continua Domenico –, si stanno avvicinando al mondo della birra e sono sempre stupite quando le portiamo dentro al cuore pulsante di Birra Cifra, nel nostro impianto.

L’accoglienza e il racconto di chi sei e di come lavori sono due cose importantissime: fanno avvicinare le persone, che comprendono il fascino di questo mondo, di una dimensione affascinante tanto quanto quella del vino.

E comprendono anche che è la mano del mastro birraio a rendere unica una pinta in produzione, unica ma in uno stile comunque riconoscibile. Ecco, spiegare questo affascina e cattura”.

Cifra Red 435
Cifra Red 435

La sostenibilità di Birra Cifra.

Il mantra di questo birrificio figlio dell’industria 4.0 è sicuramente la sostenibilità.

Partendo da materie prime tutte italiane, come nel caso della Summer Ale 333, simbolo dell’amore fra Domenico e Adriana, le lavorazioni non si fermano alla pinta, ma viaggiano a ciclo continuo verso altri lidi.

I luppoli, infatti, dopo la macerazione perdono la loro tossicità e, una volta recuperati, diventano cibo di cui sono ghiotte le galline.

Le trebbie invece, principale residuo dell’ammostatura con una media spaventosa di 40 kg ogni 100 litri di birra, dopo un laborioso lavoro di memoria da parte di Adriana per scovare un’antica ricetta di famiglia, vengono trasformate in un delizioso pane casereccio.

“Ci tenevamo molto – racconta Adriana- che il finale della lavorazione non venisse emesso come scarto ma riutilizzato.

Non abbiamo inventato nulla, abbiamo solo scavato nei ricordi della mia famiglia.

I miei nonni, infatti, facevano il pane con le trebbie; non avevo una ricetta e conservavo solo un vago ricordo del sapore. Facendoci aiutare da un maestro dei lievitati, pur dopo vari fallimenti, siamo arrivati ad una ricetta che ci soddisfa e piace ai nostri clienti.

Spesso non ce ne rendiamo conto, ma le cose più semplici da fare per essere sostenibili è rifarsi a ciò che facevano i nostri antenati”.

Anche la posizione della birreria/tap room non è un caso e anzi è uno dei vanti del professore birraio che giustifica così la scelta di un piccolo borgo salernitano come sede operativa:

Cifra si trova a Penta, non per caso. Siamo qui per essere vicini all’università, che è il nostro filo rosso di narrazione.

I ragazzi vengono a fare le tesi di ingegneria elettronica, con piccoli sistemi di misura sul nostro impianto.

Crediamo sia fondamentale aprire le porte anche agli studenti, perché riteniamo importante la trasmissione di questo mondo a tutti i livelli, superando il sentimento di gelosia. Nemmeno sulle ricette abbiamo segreti, anche perché è la mano di chi la fa a fare la differenza, lo stile esiste già”.

Birra Cifra mentre viene versata nel bicchiere
Birra Cifra

La crociata di Cifra.

Viviamo in una nazione votata storicamente all’enologia, dove si spendono più facilmente trenta euro per una bottiglia di vino che sette per una pinta di birra artigianale.

Birra Cifra è consapevole di proporre i propri prodotti artiginali dopo anni di errori da parte di tanti birrifici artigianali, che hanno navigato il primo exploit della bevanda al luppolo per lucrare con prodotti che hanno instaurato la sfiducia nel cuore dei consumatori.

“Noi vogliamo far capire cosa c’è in una pinta di birra- ci spiega Domenico-, come con gli stessi quattro ingredienti si possano creare infinite combinazioni di sapori.

Soprattutto, siamo consapevoli che per crescere come singoli abbiamo la necessità di crescere come movimento ed è per questo motivo che abbiamo birre ‘ospiti’ di birrifici vicini, perchè bisogna fare rete.

Anzichè vantarsi di fare la Golden più buona del birrificio a 20 km da me, è necessario puntare un faro sul vicino, facendo notare ai propri clienti che poco lontano c’è un altro birrificio e ancora un altro, arrivando a creare una rete con una comunione di intenti.

Union Birrai, che è la nostra associazione di riferimento, sta puntando molto al turismo legato ai birrifici; ha creato un portale dove ognuno può caricare informazioni sui propri prodotti, come possibilità e orari di visita, eventi eccetera”.

Se a questo poi si aggiunge la trascuratezza dello Stato per il mondo della birra è facile comprendere la voglia di rivalsa di Birra Cifra.

“In Inghilterra – sottolinea Adriana – la birra è tanto radicata da avere un emendamento della regina che pone alla birra base, e quindi lager, una soglia di prezzo che non può essere superata.

Avere una regolamentazione come quella inglese ad oggi è impensabile, ma già avere dei riconoscimenti potrebbe essere un inizio.

Le associazioni hanno chiesto spesso la riduzione delle accise e abbiamo avuto qualche sconto, ma se ci si ferma a riflettere sul fatto che il vino abbia aliquota zero, beh qualche dubbio sorge. Ma non bisogna piangersi addosso bisogna solo continuare a lavorare bene”.

E se infondo non esiste tradizione che non sia stata prima innovazione, chi vieta alla birra e ai birrai di sognare un futuro radicato nella cultura italiana?

Gli interni di Birra Cifra
Interni di Cifra

Il futuro di Cifra.

Dopo il recente cambio di sede da Bellizzi a Penta, nel futuro prossimo, Cifra sogna di iniziare una storica risalita dello stivale.

“L’idea è quella di espanderci con nuovi punti produzione sparsi per l’Italia, di far arrivare ancor più facilmente la birra al consumatore, non espandendo una sola sede, ma dislocandoci e arrivando a più consumatori possibile. Saltando GDO, arrivando ad un rapporto diretto col cliente.

Tap room, un bancone, un impianto e birre da asporto…”.

Nell’attesa, rinfreschiamo i nostri palati belli comodi sul divano di casa. Grazie alle spedizioni a domicilio in tutta Italia, di birra possiamo già berne… una cifra!

© Riproduzione riservata

Crediti Foto: Birring s.r.l

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Laureato in Scienze Gastronomiche Mediterranee a Napoli, la storia d'amore di Antonio con il cibo e la cucina parte da molto lontano, quando da bambino inizia ad alimentare la vena culinaria. Coronato il sogno del "doppiopetto bianco" grazie alla formazione alberghiera, ha lavorato come aiuto cuoco in diversi ristoranti del salernitano. Coltiva sapientemente ogni passione, dalla cinematografia alla musica passando per la letteratura e la scrittura.

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