La Trombettiera: un cortile affacciato sulla tradizione salentina

L’OSTERIA LA TROMBETTIERA ha chiuso nel gennaio del 2022 a seguito della prematura scomparsa di Lucio Nicolardi. A Lucio e per Lucio, a cui ho voluto e voglio un bene indicibile, ho scelto di lasciare questo racconto così come di getto lo scrissi nel 2017 quando ci conoscemmo, senza modificarlo. Perché lo spirito di questa Osteria è il ricordo più bello e vivo che di lui possa restare. A Maglie, di fronte a dove un tempo c’era l’Osteria, è rimasto aperto il secondo locale di Lucio: la Tana del Luppolo.

Vi è mai capitato di voler essere in qualunque altro posto tranne che dove siete?

Ecco, a La Trombettiera, da Lucio Nicolardi, accade esattamente il contrario: non appena entri, non vorresti più essere in nessun altro posto tranne che lì.

Dalla strada, a vedere l’insegna da lontano, che a me in verità pare così romantica e genuina, vi parrà forse di primo acchito un posto anonimo: “Osteria” si legge sul legno scuro. Ma se vi avvicinate e poi vi fermate di fronte all’entrata e sbirciate oltre quel varco, dal marciapiede opposto, un muro in pietra decorato da piante e gli scorci di una piccola piazza vi insinueranno la curiosità ad entrare e… varcata la soglia… la gioiosa meraviglia si impossesserà di voi.

La Trombettiera 2
Il cortile esterno de La Trombetttiera

Tavoli familiarmente imbanditi disposti tra gli alberi, le file di luci legate da un ramo all’altro, le voci spensierate dei commensali…

Qual è il tavolo migliore? “Sotto al pruno” vi risponderà Lucio. E da lì, ma in verità da qualunque altro tavolo, sarete liberi di rilassare corpo e mente e farvi coccolare da buon cibo e buon vino.

La genuina e confortevole semplicità qua è di casa: una gigante simpatica lavagna con i piatti del giorno bianco su nero. Sì, una lavagna, perché il menù varia in base al raccolto di stagione: freschezza e qualità sono una garanzia! I nomi dei piatti poi parlano da sé, e lì, da quella lavagna, già capirete di essere giunti in un piccola piazza giardino affacciata sulla tradizione.

Lucio

Tutto, infatti, alla Trombettiera profuma di tradizione; la simpatica e cordiale schiettezza e professionale fraternità del titolare (che ti fa sentire a tuo agio e ti “coccola” con mille attenzioni e premure), in perfetto stile ospitalità salentina, e il cibo… mille profumi, colori e gusti che il “made in Salento” te lo fanno entrare dentro.

Le mie serate lì sono state una sorta di cena narrante, perché se glielo chiedi, Lucio le portate te le racconta e, coltello, pane e peperonata alla mano, ti spiega ad esempio come un tempo i contadini preparavano all’alba la colazione da mangiare a metà mattina: mezza “pagnotta” svuotata dalla mollica, riempita di peperonata, poi richiusa con la mollica stessa. Il pane si insaporiva, ammorbidito e imbevuto dal sugo dei peperoni… Ecco rievocata la consuetudine antica, e allora poi “pane e peperonata” lo gusti ancor di più.

Che poi non va bene chiamarlo pane, no, stiamo parlando della puccia: è questa la tipica pagnotella salentina. Alla Trombettiera la trovate nella versione “uliata”, ossia con le olive nere, fatta e servita come tradizione vuole, ossia usando le olive con tutto il nocciolo, perché in questo modo le olive, restando intere, risultano più morbide e saporite, non rilasciando il loro “succo” in cottura a tutta la mollica. E la molta mollica è la caratteristica principale della puccia. Una volta farcita, pane olive e ripieno (verdure e magari un po’ di ricotta forte) diventano un pasto davvero completo.

Ovviamente la puccia è solo uno dei tantissimi piatti tipici che potrete assaggiare: ci sono le lumache (monicèddhi) e mangerete di gran gusto gli mbruscadizzi (involtini con interiora di agnello), tutti da provare.

Monicèddhi
Monicèddhi
'mbruscadizzi
‘mbruscadizzi

Accompagnate il primo sorso di vino locale con le pittule, frittelle di pasta lievitata. Non mancheranno mai su una tavola salentina: se originariamente si preparavano l’11 novembre, per la festa dell’Immacolata, quando era pronto il vino novello e l’accostamento era di buon auspicio, ora spesso sono servite come “antipasto”, ottime sia calde che fredde, che siano “bianche” o con verdure, oppure per accompagnare le cozze o i fiori di zucca fritti.

Immancabili anche le friselle , “morte loro” con pomodori e rucola e una bella condita di olio, ovviamente dopo averle bagnate in acqua.

pittule
pittule
frise pomodorini e rucola
frise pomodorini e rucola

In Salento non esiste il vero e proprio concetto di antipasto, chiedete degli assaggi misti: il “di tutto un po’ ” vi farà venire voglia di … anche un po’ di primi e secondi.

Vi presento qua solo alcuni dei piatti che potete trovare alla Trombettiera, ma poi fatevi consigliare da Lucio, che saprà soddisfare ogni vostro gusto e desiderio.

Peperonata invernale
Peperonata invernale – fatta con zucchine e melanzane esiccate e pomodori freschi
Peperonata
Peperonata
Pittule con verdure
Pittule con verdure
Puccia
Puccia
Frittata con zucchine
Frittata con zucchine
Polpettoncino
Polpettoncino
Sagne
Sagne – è la tipica pasta salentina. Le ‘ncannulate, ovvero ritorte, sono le più diffuse, condite con sugo di pomodoro e ricotta forte oppure, come in questo caso, con la carne.
Sporcamusi
Sporcamusi – dolce tra i buoni, sono quadratini di pasta sfoglia ripieni di crema pasticcera e spolverati di zucchero a velo.

La tradizione salentina… un mondo da provare…. da Lucio ne avrete per tutti i gusti, e per chiudere in bellezza, un goccio di limoncello fatto in casa vi farà dimenticare qualunque pensiero!

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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