Castello di Spessa: accoglienza esclusiva tra storia, natura e vini

Ogni volta che si lascia la città per salire verso le verdi colline ad accoglierci c’è il miglior riposo: per corpo, mente e cuore. Il verde che rilassa gli occhi e le viti prospere che ci ricevono benevole, instillando benessere.

“Salite su una collina al tramonto. Tutti hanno bisogno ogni tanto di una nuova prospettiva e lì la troverete”

scriveva Rob Sagendorph. Perché le colline sembrano nate per compiacerci, per donare solo il buono e il bello, dalle vigne e i vini alle coltivazioni e ai prodotti tipici.

E il tramonto rende il paesaggio e ciò che sa donare all’uomo ancora più dolce e speciale, quasi come se i bagliori rosati di fine giorno limassero ogni spigolo, per lasciare spazio solo alla meraviglia.

Accade anche sul Collio, con le sue vedute incontaminate e il silenzio serale, rotondo come i profili delle colline.

In questa terra di vini, che nascono proprio là dove il sole bacia le rotondità delle colline, c’è un luogo speciale dove fermare lo scorrere del tempo ammirando il tramonto: il Castello di Spessa.

ph. Francesca Orlando

La storia.

Di origini medievali, il Castello di Spessa venne costruito sui resti di antichi insediamenti romani.

Per secoli, sin dal 1500, fu dimora della nobiltà friulana: i Dorimbergo, i Rassauer e la famiglia Della Torre Valsassina, fra le più potenti dell’epoca e discendente da Carlo Magno, che ne rimase proprietaria per oltre 300 anni.

E proprio il conte Luigi Torriani diede nel tempo ospitalità a diverse personalità del mondo della cultura, non ultimi Giacomo Casanova e Lorenzo Da Ponte.

Durante le Guerre Mondiali, il castello venne utilizzato a scopo militare. E fu durante la Seconda Guerra che sotto le cantine venne scavato un bunker militare.

Il bunker è diventato nel tempo parte integrante delle cantine di invecchiamento, dove oggi, grazie alla temperatura costante, la famiglia Pali affina i prestigiosi Cru del Castello, le grappe e il Metodo Classico.

Cantina – ph. Castello di Spessa
La cantina medievale – ph. Castello di Spessa

La famiglia Pali: vini, vigneti e vitigni.

Era il 1987 quando la famiglia Pali acquistò il castello e, dal nucleo dei vigneti presenti, venne creata l’azienda vitivinicola.

Da allora Loretto Pali, grande imprenditore visionario, ha investito costantemente nell’azienda fino a trasformare il Castello di Spessa in quello che oggi fa da meraviglioso contorno a quel tramonto che ha dato il via a questo nostro racconto: vino, ospitalità, golf club e ristorazione.

Loretto Pali, proprierario del Castello di Spessa
Loretto Pali – ph. Castello di Spessa

Partiamo da lui, dal vino: storico protagonista di questo maniero come di tutto il Collio.

100 ettari vitati di proprietà, divisi in 28 ettari sulle colline della DOC Collio e 70 ettari nella pianura della Friuli DOC Isonzo.

“Sono due linee di prodotti che provengono dallo stesso territorio – ci spiega Loretto Pali – ma vini profondamente diversi per la posizione geografica in cui crescono i vigneti. I terreni della pianura sono ghiaiosi e la resa per ettaro è maggiore rispetto alla collina.

La linea Collio ha una produzione più limitata e un costo di produzione maggiore. Ma la vera peculiarità è data dal terreno marnoso, da vigneti soleggiati che donano all’uva una maturazione diversa e sentori caratteristici”.

Proprio qui, sulle colline, prende peraltro voce un progetto ideato da Pali e realizzato in collaborazione con Simonit & Sirch: la Vigna dei 3 Pinot: Pinot Nero, Pinot Grigio e Pinot Bianco.

Una forma di allevamento nuova per il Friuli ma tipica della Borgogna e della Champagne: quella a guyot; per un vino, il Pinot Nero, che dona al Collio un nuovo fiore all’occhiello.

castello di spessa la vigna dei tre pinot
La vigna dei 3 pinot – ph. Castello di Spessa

Il Castello di Spessa nella Rete del Pinot Bianco nel Collio.

E se Pali ha un debole per il Pinot Nero, non nasconde nemmeno l’amore per il Pinot Bianco.

Quando ho iniziato a dedicarmi al vino – racconta –, ormai 40 anni fa, ho trovato subito questo vino molto interessante. Ho provato quasi immediatamente ad invecchiarlo scoprendo con grande e piacevole sorpresa che è uno dei vini bianchi del Collio che più si presta all’invecchiamento.

In cantina abbiamo alcune bottiglie del 1991 e ogni volta che ne apriamo una rimaniamo favorevolmente perplessi: dopo trent’anni resta un vino vivo e fresco, che dona sensazioni interessanti.

Sono un grande amante dei vini invecchiati, anche perchè credo che diano un grande lustro al territorio“.

È un uomo e un imprenditore fortemente legato alla missione di valorizzazione del proprio territorio Loretto Pali, tanto da aderire, con entusiasmo, zelo e dedizione, all’importante progetto di rete imprenditoriale nel Collio: la Rete del Pinot Bianco.

“Il Pinot Bianco, da sempre coltivato nel Collio, è apprezzato ma non ancora abbastanza conosciuto. Merita di essere condiviso con tutto il mondo e credo, proprio come lo credono le altre aziende che fanno parte di questa rete d’impresa, che facendo conoscere questo vino fine ed elegante, riusciremo a raccontare, attraverso di lui, le bellezze e l’unicità del nostro Collio“.

Amore per l’accoglienza.

Di bellezza parlando, facciamo un passo indietro e torniamo ad ammirare uno dei tramonti che il Collio ci regala. E lo facciamo proprio assieme a Loretto Pali.

“Siamo il tramonto sulle colline e un calice di vino speciale. Siamo l’istante che non vorrai dimenticare”. È la stessa famiglia Pali ad invitare gli ospiti con questa frase.

Perchè il tramonto, coi suoi colori che avvolgono, è il simbolo di quell’abbraccio vero e sincero, familiare, che solo chi è amante dell’ospitalità e del suo territorio sa dare.

E Loretto Pali è così che vuole fare accoglienza: regalando la bellezza di un territorio che ha imparato a donarsi solo da poco tempo.

Non sono un vignaiolo per nascita – ci racconta –. Dal mondo del vino sono stato adottato. Ovviamente il vino è il principe di questo territorio e non potevo non innamorarmene, ma la mia vera passione è sempre stata la voglia di valorizzare il Collio”.

“Ho sempre visto in queste terre una grandissima potenzialità – continua Pali – e ciò che è successo dopo la caduta del muro di Berlino ha incoraggiato ancor più questa mia idea.

Prima le frontiere erano chiuse e il Friuli era isolato, ma dopo il crollo del muro ecco che lo abbiamo visto diventare importante luogo di transito, di merci e di persone.

Mi sono detto che così come un tempo, durante le invasioni barbariche, il Friuli fu terra ospite di popoli, ora era arrivata l’occasione di accogliere nuovamente.

Gli abitanti però non erano preparati all’accoglienza e il territorio andava valorizzato turisticamente”.

Fu così che Loretto e la famiglia Pali iniziarono a comporre il loro progetto di ricezione, un pezzetto alla volta. Il vino, immancabile narratore del Collio, ma anche servizi ed esperienze in cui al centro è l’ospite.

I turisti nel tempo, e oggi più che mai, sono diventati sempre più esigenti – specifica Loretto -. Non basta la semplice accoglienza, una camera, vino e cibo; le persone cercano esperienze: nuove sensazioni, nuove emozioni. E noi dobbiamo saper dare loro ciò che cercano, dobbiamo intrattenerli, donargli, appunto, istanti che non potranno più dimenticare. Quello che ho voluto fare è stato costruire, poco a poco, la capacità di offrire tutto questo”.

Amore per il territorio e spirito imprenditoriale sono riusciti così ad adornare il castello medievale trasformandolo in magia dell’accoglienza. E per capire cosa significa avere nel sangue la capacità di vedere oltre, basta guardare alla scommessa di Loretto sul Golf & County Club.

Un percorso di 18 buche immerso nel verde di vigneti e ulivi dal fascino antico. “Fu una scommessa – ammette Pali -. I primi anni pochi avrebbero creduto al successo, ma poi il riscontro da parte dei golfisti è cresciuto sempre più e oggi posso dire che l’idea è stata vincente!”.

Un nuovo stile di vita nel Collio.

castello di spessa raccolta di uva in vigna
ph. Castello di Spessa

Era il vero sogno nel cassetto di Loretto quello di un nuovo stile di vita nel Collio. Tra natura e storia, regalare agli ospiti qualcosa di davvero unico e speciale.

E “una ciliegia dopo l’altra“, come lo stesso Pali ridendo riassume la crescita e la realizzazione del suo progetto, ecco che oggi a Spessa, in questa seducente e prodigiosa struttura di Capriva del Friuli, relax e storia si fondono in un tutt’uno.

Qui è possibile godere del silenzio delle camere nel Casale in Collina, o ascoltare la natura negli Appartamenti delle Vigne, assaporare la bellezza in una suite al Castello o ancora farsi coccolare in una stanza de La Tavernetta al Castello.

Oltre 100 posti letto a cui a fare da contorno (anche se è difficile scegliere di cosa godere come prima portata) sono la ristorazione e la SPA.

La Tavernetta è il ristorante gourmet del resort. Contesto rustico ma eleganza e cura nei minimi dettagli dove farsi raccontare il Friuli da chef Antonino Venica.

Immersa nel verde del campo da Golf l’Hosteria del Castello regala invece un’oasi di convivialità per un pranzo veloce al riparo dal caldo estivo.

E infine c’è il Bistrot “Il gusto di Casanova”.

Qui il vero protagonista torna ad essere il vino. Dodici coperti in una sala affrescata dove degustare i vini dell’azienda sapientemente accompagnati da ottimo cibo.

Un consiglio?

Salite al Castello di Spessa in prossimità del crepuscolo e godetevi il tramonto sorseggiando un fresco calice di Pinot Bianco!

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Santarosa Pinot Bianco DOC Collio – Castello di Spessa


Santarosa Pinot Bianco DOC Collio

PINOT BIANCO SANTAROSA DOC COLLIO.

Il Santarosa Pinot Bianco Castello di Spessa è ampio e intenso, con note dolci floreali e tropicali.

Al palato è persistente ma raffinato, morbido e vellutato. E rivela sentori fruttati di mela bianca, pera e fiori d’acacia.

Fermenta in cisterne di acciaio con temperature controllate: 16.18 gradi.

Affina fino a fine marzo sulle fecce nobili prima di passare in bottiglia.

Ideale con antipasti e secodi leggeri di pesce, ma anche con risotti e minestre di verdure.

Sposa bene anche i formaggi delicati e freschi.

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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