Azienda Agricola Pascolo: l’identità del territorio in ogni calice

Giuseppe e Alessandro Pascolo della Azienda Agricola Pascolo

Raccontare la vera anima del Collio attraverso vini che si facciano specchio del territorio da cui provengono. È questo l’obiettivo della famiglia Pascolo, che da oltre cinquant’anni traspone l’amore per queste colline nell’azienda agricola di proprietà a Ruttars, nel comune di Dolegna.

La bellezza del paesaggio e la qualità delle uve sono ciò che ogni calice deve rivelare, perché se ogni vino è una storia, il libro che le tiene insieme tutte è il luogo dove quelle uve nascono e crescono.

Un paradiso enologico“: così i Pascolo definiscono il Collio. Un territorio gioiello che può restare tale solo rispettando la terra e coltivando passione.

I vigneti di Pascolo a Ruttars, Dolegna del Collio
ph. Azienda Agricola Pascolo – i vigneti di proprietà

Dalla “Via del Mobile” alla Strada del Vino.

In questo paesaggio collinare dal terreno arenario e marnoso (perchè la Ponca è l’identità del Collio) la famiglia Pascolo, per molti anni impegnata a Basiliano nell’industria e commercio del mobile, nel 1974 decide di dare voce al richiamo per la campagna acquistando un piccolo borghetto di tre case con tredici ettari di terreno.

Se i primi anni vedono Angelo Pascolo dedito alla vinificazione e il figlio Giuseppe diviso tra la fabbrica e la campagna, è sul finire degli anni Ottanta che Giuseppe Pascolo decide di dedicarsi integralmente alla vigna e alla cantina.

L’hobby diventa lavoro e, come in un disegno già scritto, i vini si fanno tramite di un amore inciso nel DNA.

Un DNA che porta Alessandro, il figlio di Giuseppe, a vestire il perfetto abito di terza generazione di vignaioli ed è proprio a lui che l’azienda agricola di famiglia oggi è intestata: Azienda Agricola Pascolo di Pascolo Alessandro.

L'Azienda Agricola Pascolo di Pascolo Alessandro
L‘Azienda Agricola Pascolo vista dall’alto – crediti foto Pascolo

La nuova impronta di Alessandro Pascolo.

È dopo la laurea in scienze agrarie e studi in viticoltura ed enologia che Alessandro entra appieno nella gestione dei vigneti e della cantina di famiglia. Un desiderio cresciuto con lui, nato quando, ancora bambino, ogni fine settimana da Basiliano assieme al papà veniva a Ruttars dal nonno.

Mi ero fatto lasciare – racconta – le mie cinque o sei viti da accudire e mi ero fatto il mio cartello, con tanto di paletto di legno con scritto Azienda Vitivinicola Alessandro Pascolo – ride -. Quando guardo le vecchie foto che mi ritraggono da piccolo mi fanno sorridere, ma sono la testimonianza di un seme che porto dentro da tanto tempo.

Volevo fare il vignaiolo, nonostante papà e mamma mi avessero subito fatto capire che è un mestiere duro, perchè è la natura che comanda il ritmo e tutta la tua vita deve andare lì: in vigna, in cantina e nei rapporti con i clienti. La scelta di indirizzo degli studi universitari fu spontanea e immediata, ed eccomi qui, abitante stabile di questa collina dal 2015″.

Fu allora che Alessandro iniziò a reimpostare i vigneti e a reimmaginare i vini Pascolo: “Papà – ci spiega – produceva circa 300 ettolitri di vino sfuso. Era il tempo di tante damigiane e poche bottiglie. Ma poi il mercato negli anni è cambiato.

Ho inziato a mettere in pratica ciò che studiavo già durante gli anni dell’università e poco a poco ho ridotto la produzione per puntare su una qualità sempre più alta. Oggi negli originari sette ettari vitati produciamo circa trenta mila bottiglie.

Riduzione della produzione, balzo esponeniziale in qualità e vini adatti anche al consumo a lungo termine.

“La logica – continua Alessandro – è stata quella di raccontare, attraverso i vini, l’identità. Non quella della famiglia, ma quella del territorio.

I vini devono parlare a chi lo degusta del vitigno, di quell’uva che è cesciuta in quel posto in quel determinato momento. Chi beve un vino deve sentire che è un Sauvignon, o un Pinot Bianco, oppure un Friulano; deve capire che ognuno ha il suo carattere. Ma deve percepire anche che ogni annata è diversa dall’altra, perchè l’uva è nata ed è maturata in un posto ben preciso e in un determinato momento, che non è sempre lo stesso ogni anno ed è questo che accentua determinati lati del carattere del vino.

E ancora, e soprattutto, si deve percepire che sono vini del Collio: si deve sentire il sale della Ponca. Il territorio deve essere un marcatore del vino!”.

Le vigne Pascolo in periodo di vendemmia
Le vigne Pascolo in periodo di vendemmia – ph. Az. Pascolo

Ma come si fa?

“Per far arrivare tutto questo nel bicchiere – risponde Alessandro Pascolo – bisogna intervenire in cantina il meno possibile, fare un passo indietro nei confronti del vino e non uno in avanti.

L’obiettivo deve essere quello di portare il succo di un grappolo integro il più possibile in bottiglia, in modo che possa raccontare la sua storia”.

Perchè la storia che un vino deve narrare, per Alessandro, non è quella dell’enologo che lo produce ma il suo, quello del luogo da cui proviene e da cui le uve prendono il carattere. E il più bel regalo che chi beve uno dei loro vini possa fare alla famiglia Pascolo è quello di dire sorseggiandolo: “Si sente che è un Pinot Bianco di Ruttars del 2021“, non importa chi sia il produttore.

La famiglia Pascolo
La famiglia Pascolo – ph. Pascolo

La famiglia Pascolo nella Rete del Pinot Bianco nel Collio.

Coltivare passione significa proprio questo. Vuol dire fare vino con umiltà e sapere che quel vino racconterà un quadro che è bello di per sè. Perchè il territorio, in questo caso il Collio, si racconta da sè.

Ed è con questa convinzione che Alessandro e la famiglia Pascolo hanno sposato il progetto della Rete del Pinot Bianco nel Collio.

Il Pinot Bianco è uno dei vini del Collio che ha bisogno esattamente di quel fare meno di cui parlavo prima; è sensibile, misurato, delicato. Richiede rispetto e mano leggera. Devi lasciare che tutte le sue sfumature di fragranze e delicatezze lui possa metterle sul tavolo senza che tu gli appesantisca le mani.

Questo vino è capace di rivelare a chi lo assaggia tutta la grazia, l’eleganza e l’unicità del nostro territorio. E i sette Pinot Bianco dei sette produttori che hanno aderito alla Rete lo hanno dimostrato.

Assaggi tutti e sette i vini e percepisci che c’è un filo rosso, che quello che tutti rivelano è l’espressione del Collio!“.

ph. Pascolo

Dallo spunto della Rete nascono i vini “Riserva” di Pascolo.

Se raccontare il Collio attraverso un vino è l’obiettivo della Rete, farlo attraverso la longevità del Pinot Bianco è il secondo.

Marco e Roberto Felluga su questo progetto hanno sempre puntato tantissimo, perchè il Pinot Bianco è un vino capace di invecchiare con quella stessa grazia ed eleganza con le quali nasce e, nel farlo, di rivelare ancor più e ancor meglio le tante profumate e colorate sfaccettature del territorio.

Anche io credo – svela Alessandro Pascolo -, che il vero e più forte valore al territorio lo si possa dare attraverso vini longevi. E ho sposato appieno il progetto.

Oggi poi questo è un passo fondamentale. Perchè le aziende che, in tutta Italia, fanno vini giovani sono tante e per distinguerci, per fare un salto qualitativo, dobbiamo dimostrare che possiamo offrire, accanto a vini freschi, anche delle ottime Riserve, ovviamente distintive: le Riserve del Collio!”.

Così dal 2019 anche Pascolo ha iniziato a lavorare all’ampliamento della propria offerta e la prima Riserva in uscita a settembre 2022, con un’etichetta restyling della primissima che vestiva le bottiglie dell’azienda, è proprio e niente meno che un Pinot Bianco!

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Il Pinot Bianco di Pascolo


Collio Pinot Bianco Pascolo

COLLIO PINOT BIANCO PASCOLO VIGNE DI RUTTARS.

Così Pascolo racconta il suo Pinot Bianco:

Il paradigma dell’eleganza dei nostri bianchi. Vino delicato, fragrante, complesso, misurato e mai esuberante.

Il compagno ideale di chi è degustatore appassionato e attento.

Più volte citato dalle Guide nazionali, è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione”.

Il Collio Pinot Bianco di Pascolo è fresco e fruttato con un retrogusto caratteristico minerale.

Sprigiona, nel suo color giallo paglierino intenso, profumi di susina gialla e mela e note di biancospino e pesca bianca.

Acidità equilibrata che si sposa perfettamente con antipasti a base di verdure e piatti di pesce.

Per una degusstazione perfetta, va servito a 12 gradi.

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IDEATORE E AMMINISTRATORE DI RISTORHUNTER - Giornalista pubblicista e scrittrice, Francesca è felicemente ossessionata dai racconti e dal potere delle storie: se infatti nessuno è in grado di contrastare la forza di gravità esercitata dalle storie, lei ne è sin dai primi anni di vita la prima vittima. Docente di "arte della narrazione" (anche applicata al mondo enogastronomico), che ama in verità definire "scrittura emotiva", crede che sia assolutamente vero che "Dio creò l'uomo perché gli piacciono le storie". Per Francesca insomma la scrittura è una cosa seria, perché scrivere significa dire quello che non riusciamo a dire e perché la scrittura è "un atto di conoscenza che si maschera di finzione".

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